A distanza di anni dalla sua uscita, Interstellar continua ad affascinare e interrogare il pubblico, soprattutto per il suo complesso e suggestivo finale. A fare chiarezza è stato Kip Thorne, celebre fisico teorico e premio Nobel per la fisica, nonché consulente scientifico e produttore esecutivo del film diretto da Christopher Nolan. Durante un episodio del podcast StarTalk Plus, condotto da Neil deGrasse Tyson, Thorne ha spiegato nel dettaglio cosa accade realmente nelle ultime sequenze della pellicola.
La storia segue Cooper, interpretato da Matthew McConaughey, un ex pilota della NASA che parte per una missione interstellare con l’obiettivo di trovare un nuovo pianeta abitabile per l’umanità. Insieme a un gruppo di astronauti attraversa un wormhole vicino a Saturno per esplorare mondi sconosciuti. Nella parte conclusiva del film, Cooper si separa dalla propria navicella e si getta nel buco nero chiamato Gargantua, permettendo così alla collega Amelia Brand di continuare la missione.
Secondo quanto chiarito da Kip Thorne, all’interno del buco nero Cooper non muore, ma viene raccolto da una civiltà avanzata – la stessa che ha creato il wormhole – e trasportato all’interno di una struttura quadridimensionale chiamata tesseratto. Qui può muoversi attraverso il tempo e lo spazio, riuscendo così a comunicare con sua figlia Murph, interpretata da Jessica Chastain, in vari momenti del passato. È Cooper il “fantasma” che Murph percepiva da bambina, attraverso una comunicazione che trascende le dimensioni tradizionali.
Thorne ha spiegato che inizialmente Nolan voleva che Cooper tornasse sulla Terra viaggiando a velocità superiore a quella della luce, ma ciò sarebbe stato scientificamente inaccettabile. Il ritorno è stato invece reso possibile dalla civiltà superiore, che deposita Cooper su una stazione spaziale, la Cooper Station, costruita in orbita attorno a Saturno e intitolata proprio a sua figlia. Il tesseratto viene poi chiuso, una volta che Cooper ha compiuto la propria missione comunicativa.
Il tesseratto nel film è rappresentato visivamente come un cubo quadridimensionale, anche se Thorne avrebbe preferito una sfera quadridimensionale per maggiore coerenza scientifica. Tuttavia, la scelta estetica di Nolan ha permesso una rappresentazione cinematografica più efficace e comprensibile.
Il finale di Interstellar, grazie alla consulenza di Kip Thorne, si rivela quindi non solo compatibile con le teorie speculative della fisica moderna, ma anche profondamente coerente con il cuore emotivo della narrazione, in cui scienza, amore e tempo si intrecciano per superare i limiti dell’esistenza umana.
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