di Umberto Zollo

Una corsa contro la nebbia ha permesso di salvare la vita a una paziente di 53 anni, affetta da grave cardiomiopatia dilatativa, all’ospedale Molinette di Torino. Dopo oltre un anno di attesa, la speranza è tornata a battere grazie al cuore donato da una giovane donna di Udine, deceduta per emorragia cerebrale.

Il viaggio dell’organo, lungo quasi 600 chilometri, si è trasformato in una vera sfida meteorologica. L’équipe del Centro Regionale Trapianti del Piemonte e Valle d’Aosta, diretta dal professor Federico Genzano, è decollata da Torino per raggiungere Udine, ma la fitta nebbia ha reso estremamente difficile l’atterraggio: tre tentativi prima di poter toccare terra.

Alle 5 del mattino, il cuore donato era pronto per essere impiantato, ma la nebbia non ha dato tregua. L’aereo, impossibilitato ad atterrare a Torino-Caselle, è stato dirottato a Milano Malpensa, troppo lontano per un trasporto via terra.
A quel punto, è entrata in azione la Centrale Operativa 118 di Torino e il servizio di Elisoccorso di Azienda Zero, diretto dal dottor Andrea Mina.
L’elicottero è decollato in pochi minuti da Borgosesia, ha raggiunto Malpensa, prelevato l’équipe e il cuore direttamente sottobordo e, 40 minuti dopo, è atterrato sull’elisuperficie della Città della Salute e della Scienza di Torino, dove la visibilità era finalmente buona.

Il cuore è stato trasportato in un nuovo sistema di conservazione recentemente adottato dal Centro Trapianto di Cuore torinese, che permette di preservare meglio l’organo e di prolungarne la vitalità durante il viaggio.

Giunto all’ospedale Molinette, l’organo è stato trapiantato dalla Cardiochirurgia diretta dal professor Mauro Rinaldi, in un intervento durato oltre sette ore e condotto dal professor Massimo Boffini, con la dottoressa Erika Simonato e il dottor Giuseppe Monteleone, coadiuvati dalla dottoressa Maria Luisa Contristano e supervisionati dal professor Luca Brazzi e dalla dottoressa Anna Trompeo.

Questo trapianto straordinario, reso possibile nonostante le condizioni estreme, è il risultato di una collaborazione impeccabile tra strutture sanitarie, servizi di emergenza e operatori altamente specializzati.

L’intervento conferma l’efficacia del sistema trapiantologico piemontese, capace di reagire con tempestività e sinergia, anche nelle situazioni più critiche.

Un lavoro silenzioso ma vitale, che ogni giorno permette di trasformare il dono di una vita spezzata in una nuova possibilità di futuro.

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