Sul tetto dello storico stabilimento Fiat del Lingotto, a Torino, esisteva una pista sopraelevata dove le automobili sfrecciavano fino a 150 km/h sospese a 30 metri d’altezza. Non si tratta di fantascienza, ma di uno dei simboli più audaci dell’industria automobilistica italiana del Novecento. Inaugurata nel 1923, questa pista di collaudo lunga 1,5 km correva lungo tutto il perimetro dell’edificio ed era parte integrante del processo produttivo dell’impianto.
Mentre nei piani sottostanti gli operai assemblavano le vetture, al termine della linea di montaggio le auto venivano portate fino al tetto tramite due spettacolari rampe elicoidali. Qui, collaudatori esperti ne testavano l’efficienza su un circuito composto da due rettilinei di oltre 400 metri ciascuno e due curve sopraelevate. Un’idea tanto futuristica quanto concreta, capace di ospitare fino a cinquanta veicoli in collaudo contemporaneamente.
La pista del Lingotto era la perfetta rappresentazione dell’efficienza e dell’ambizione industriale italiana, quando Fiat – sotto la guida di Giovanni Agnelli – guardava al futuro con visioni ardite e concrete. Oggi, quella pista non è più percorsa da motori rombanti, ma trasformata in un giardino pensile contemporaneo chiamato “Pista 500”, aperto al pubblico e progettato come spazio culturale e sostenibile.
Il Lingotto resta un luogo simbolico: un ponte tra passato e futuro che racconta come l’Italia, un tempo, riusciva a rendere quotidiano ciò che sembrava impossibile.
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